Agosto 22, 2019 0 Comments Fratelli di Vino

Rosso ? Si, ma…Piceno

“Lo vì fa tre mosse: jò la panza, su la testa, tra le cosse”

(proverbio marchigiano)

Chi mi conosce bene sa la mia predilezione per i vini monovitigno in generale e autoctoni in particolare. Non è come potrebbe sembrare a prima vista una sorta di vezzo. Tutt’altro. Questa predilezione risponde ad una precisa esigenza: identificare e, nel contempo, relazionare nel modo più diretto possibile vitigno, vino e territorio nonché l’ambito culturale e sociale entro il quale il fenomeno “vino” si realizza.

Vi domanderete il perché di questo preambolo: è presto detto. Perché  desidero parlare di un vino che, invece, del rapporto e dell’unione fra due vitigni ha fatto la sua ragion d’essere oltre che la sua fortuna, parlo del Rosso Piceno.

Il Rosso Piceno è un vino DOC dal 1969, e la base ampelografica è data dall’unione fra i due più importanti vitigni a bacca nera dell’Italia Centrale: il sangiovese e il montepulciano.

Il sangiovese viene coltivato in quasi tutta l’Italia, dal nord al sud della penisola, ed è presente nei disciplinari di quasi cento denominazioni di origine. Nel centro Italia, però,  raggiunge l’apice della qualità, con vini che hanno fatto la storia come il Chianti, il Brunello di Montalcino, Il Vin Nobile di Montepulciano, il Carmignano, il Torgiano Rosso Riserva, il Sangiovese di Romagna ed altri ancora.

 La sua enorme diffusione, circa il 10% del territorio vitivinicolo italiano, è stata determinata  sia dalle riconosciute e stimate qualità organolettiche sia dalla sua strabiliante capacità di adattarsi ai vari ambienti pedoclimatici del territorio italiano.

Il montepulciano è secondo per diffusione al solo sangiovese. La sua coltivazione è concentrata nel centro Italia: in Abruzzo, – dove è nato e rappresenta l’uva identitaria per antonomasia della regione  – nelle Marche, in Umbria, nel Lazio e in buona parte della Puglia. Anche in Toscana, ultimamente, alcuni produttori hanno cominciato a coltivarlo e a provare  incroci sia con il sangiovese che con i vitigni internazionali.

In Abruzzo e nelle Marche ormai sono alcuni decenni che, in purezza, riesce a raggiungere vette di assoluta eccellenza qualitativa come nel Conero e sulle meravigliose colline del teramano, del pescarese e del chietino.

Solo in un luogo, però, da tempo immemore questi due meravigliose uve, vanto della viticoltura italiana, sono state unite per produrre un grande vino, apprezzato dagli enofili ma, ahimè, poco conosciuto   fuori dai luoghi di origine: il  Piceno.

Il disciplinare prevede l’utilizzo del montepulciano per una percentuale che va dal 35% all’85% e per il sangiovese dal 15% al 50%. Nella stragrande maggioranza dei casi il rapporto fra montepulciano e sangiovese è 70/30.

L’estratto secco è pari a 18 g/l, sino a 21 g/l nella tipologia  “superiore”. Quindi non è stato “previsto” un gran vinone, probabilmente si è puntato ad un vino che avesse le qualità maggiori nella  “facilità”  di beva, caratterizzato dai profumi primari più che dai terziari, giovane e/o di medio invecchiamento, ma nella realtà, con il passare del tempo, questo vino è diventato sempre più complesso e potente tanto da poter sfidare ad armi pari il più noto Conero.

A tale scopo, quindi,  nulla di meglio che unire la potenza e la bellezza un po’ selvaggia del montepulciano alla soavità e alla eleganza del sangiovese.

L’area geografica nella quale si può produrre il Rosso Piceno ha come limite a nord il corso del fiume Metauro e a sud il fiume Tronto,  che divide le Marche dall’ Abruzzo.

Un territorio costellato da decine di borghi medioevali di stupefacente bellezza, immersi in panorami naturali mozzafiato fra i monti Sibillini, le colline del Piceno e il mare Adriatico.

L’orografia di questo territorio è sostanzialmente collinare, con quote comprese fra i 300 e i 600 m.s.m, la composizione del terreno è in prevalenza marnosa-calcarea con presenza di substrati di arenaria.

Il clima è mediterraneo lungo la costa adriatica e le colline prospicienti,  e mano a mano che si sale  diviene continentale, con estati molto calde ed inverni altrettanto freddi, il tutto  “condito” da una discreta piovosità.

Ovviamente il clima risente non poco dell’altimetria così come delle pendenze e delle esposizioni dei versanti, tanto da creare dei micro-climi dai quali ricava vantaggio la coltura della vite,  creando     “personalità”  diverse nei vini.

La viticoltura è stata probabilmente introdotta, come in gran parte dell’areale adriatico, dai  greci ma  è stata sviluppata, dal punto di vista enologico e delle tecniche della coltivazione,   dagli Etruschi prima e dai Romani in seguito.

Dal Medioevo sino alla fine dell’Ottocento le vicissitudini sono le medesime del resto d’Italia: monachesimo, latifondo, mezzadria, piccola proprietà. Ma è dagli anni ’60 del secolo passato che la situazione è cominciata a cambiare e decisamente in meglio,  sia dal punto di vista qualitativo che  economico-sociale.

Il Rosso Piceno, insieme alle denominazioni Conero e Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica, rappresenta l’eccellenza della produzione vitivinicola marchigiana.

Di seguito riporto la degustazione di ben sette Rosso Piceno, in ordine alfabetico per quanto concerne le aziende, avvenuta negli ultimi 3 anni.

Rosso Piceno Superiore 2016 – alc. 13,5%  – AURORA, biologica. Si presenta con un classico  bel colore rubino e profumi di frutta rossa in confettura in netta evidenza sul resto. Seguono pian piano odori terragni, precisamente fungini, conditi con un bel pepe nero finale. Tannini ancora da governare. Matura in botti grandi di rovere per 12 mesi. Molto buono. Voto: 86.

Rosso Piceno Superiore Castellano 2015 – alc. 13,5%  – CANTINA DEI COLLI RIPANI, biologica.  Rosso rubino tendente al granato. Apre con profumi floreali (rosa) più che fruttati (marasca). Subito dopo in rilievo le spezie come il pepe nero e la noce moscata. Ottimo alla gustativa, dove gli aspetti “duri” trovano un bel bilanciamento con quelli  “morbidi”. Persistente. 18 mesi in botti grandi di rovere. Ottimo. Voto: 88

Rosso Piceno Superiore Laudi 2013 – alc. 14,5% – CHERRI D’ACQUAVIVA, convenzionale.  Rubino cupo, una volta si sarebbe detto “sangue di piccione”. Lentamente dispiega i suoi intensi e complessi profumi, che vanno dalla classica ciliegia e prugna in confettura, alla rosa appassita, alle spezie come noce moscata e chiodi di garofano, finale balsamico. Imponente alla gustativa, dove i tannini trovano da contro-altare una piacevole morbidezza. Molto persistente. 12  mesi in acciaio e 18 in botti di rovere. Eccellente. Voto: 91.

Rosso Piceno Superiore Oro 2013  – alc.14% –  DE ANGELIS, biologica. Aspetto visivo assai bello: rubino classico con bordo granato,  consistente. Olfazione complessa dove sono presenti fiori e frutta a iosa (rosa, viola, ciclamino, ciliegia, prugna, ribes), poi arrivano le spezie, pepe nero e chiodi di garofano, finale aristocratico con cacao e sigaro toscano. Alla gustativa è semplicemente perfetto, potente ed equilibrato all’un tempo. Finale balsamico lunghissimo. Barrique e rovere per 18 mesi. Eccellente (anche nel prezzo !). Voto: 93.

Piceno Nero di Vite 2010 – alc. 14% –  – LE CANIETTE, biologica. Unico con percentuale alla pari fra montepulciano e sangiovese, si presenta con un bel granato pieno, baroleggiante. Olfattiva stupenda dove sono presenti tutte le  “famiglie” dal floreale (rosa essiccata, viola) al fruttato (marasca, mirtillo), dallo speziato (pepe nero, noce moscata) al tostato (caffè, orzo), per finire su note balsamiche di estrema eleganza (eucalipto). Equilibrato seppur robusto, armonico. Persistenza infinita. Maturazione in barrique per 36 mesi. Eccellente. Voto: 94.

Rosso Piceno Superiore Trufo 2015– alc. 14%   – RIPAWINE, biologica. Fra tutti i rossi piceni degustati è l’unico ad avere una percentuale del 10% di cabernet, ovviamente permesso dal disciplinare. Rubino perfetto, assai consistente. Raffinato al naso: fiori essiccati (rosa) e frutta rossa in confettura (prugna, mirtillo), spezie scure come pepe nero e chiodi di garofano, caffè,  finale nettamente balsamico (eucalipto, ginepro). Potente alla gustativa ma  equilibrato. Lungo finale. Ottimo: 89.

Rosso Piceno Superiore Vigna Messieri 2013 – alc. 13,5%  – TENUTA COCCI GRIFONI, convenzionale. E’ sempre emozionante degustare i vini di questa grande e storica azienda vinicola picena, gestita sostanzialmente da tre donne, che dimostrano ancora una volta di avere una marcia in più. Ma passiamo alla degustazione. Rosso rubino con unghia granata, profondo. Un bel naso floreale dove la rosa e la viola la fanno da padrone, segue il classico profumo di ciliegia e pepe nero. Ben strutturato, quasi in perfetto equilibrio fra le componenti alla gustativa. Persistente. Ottimo. Voto: 88.

Alla salute, fratelli.


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