Giugno 17, 2022 0 Comments Fratelli di Vino

Sapore di mare, sapore di sale, sapore di…Pigato

“…le viuzze che seguono i ciglioni, discendono fra i ciuffi delle canne e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni…”

(E. Montale)

Dopo ben otto anni torno, si fa per dire, in Liguria a parlar di vini. Si fa per dire perché le mie visite in Liguria sono sempre state una toccata e fuga, un giorno massimo due. Inutile star qui a parlar di motivi, così è sempre stato.

Ciò nonostante, in contrappunto, sempre alto è stato il mio interesse per i vini di questa regione contesa fra il mare e la montagna, parte di entrambe ma di nessuna in esclusiva, e forse sta proprio qui il suo fascino.

Una terra, non solo bellissima geograficamente, culturalmente e storicamente parlando, terra di uomini che hanno fatto l’Italia come Mazzini e Garibaldi o che l’hanno riconquistata all’onore e alla libertà come il grande presidente partigiano, Sandro Pertini, per non tornare indietro a Colombo…ma al di là dei grandi nomi e dei grandi uomini caratteristica costante delle genti liguri è la loro testardaggine mista ad idealismo e pragmatismo che non li fa mai desistere dall’obiettivo che si sono prefissati di raggiungere.

Mi direte, tutta questa peana per dire cosa ?  e poi che c’entrano i vini ?

C’entrano eccome perché, in buona sostanza, l’intera viticoltura ligure può essere considerata a buon diritto viticoltura “eroica”.

Eroica per le difficoltà intrinseche al territorio, aspro e difficile da coltivare, con vigne quasi a strapiombo sul mare o lontane da esso in luoghi tanto affascinanti quanto difficili da raggiungere. In tali condizioni prendere la decisione di creare nuove aziende o sostituire le “vecchie”  generazioni per coltivare la vite, e coltivarla  in regime biologico rispettando natura, storia e tradizione,  è una decisione di estremo coraggio, che richiede cuore, passione, lavoro e direi un po’ di follia.

Quando si beve un vino ligure è bene pensare a tutto questo

Otto anni fa parlai del Rossese di Dolceacqua, vino rosso particolare e raro, oggi intendo parlare del Pigato della Riviera Ligure di Ponente, uva e vino.

Il pigato è un vitigno a bacca bianca che ha trovato nella Riviera Ligure di Ponente, e precisamente su un’area  compresa fra la piana di Albenga, la valle Arroscia e Imperia, il luogo geografico e il territorio più adatto per la sua coltivazione, un’area vitata che non supera i 250 ettari ma dove raggiunge il massimo delle sue qualità organolettiche.

L’uva sembra abbia origini greche e, comunque, si parla  e si scrive di lei non prima del XVII secolo. Il nome deriva quasi certamente dal termine dialettale pigau che significa “macchiettato”, dovuto al tipico colore ruggine-ambrato con piccolissime macchie che la caratterizza quando l’uva è estremamente matura e/o sovraesposta al sole.

Il grappolo  è di taglia medio-grande con struttura piramidale e semi-spargolo,  l’acino è ugualmente medio-grande con buccia consistente e pruinosa. La vendemmia, in genere, viene effettuata a fine settembre, ma molto dipende, oltre che dall’esposizione, dal livello altimetrico delle vigne e dalla vicinanza del mare.

Gli ampelografi insistono nel definirlo un clone particolare di vermentino, l’altra uva a bacca bianca più importante della Liguria, ma i produttori (ed il sottoscritto) rimangono piuttosto scettici su questa comparazione.

Il vino pigato ha un colore giallo paglierino, più o meno intenso, tendente a volte al dorato, la gradazione alcolica può variare fra i 13% e i 14% di alcol, e secondo le annate può superare questa percentuale.

Vino  profumato, elegantemente fruttato e floreale, con le erbe aromatiche e i toni balsamici come marchio di fabbrica. Di sapore secco, morbido,  una più che evidente sapidità e mineralità,  e  finale ammandorlato.

I vini in descrizione sono stati assaggiati negli ultimi tre anni, di diverse annate, e sono elencati in ordine alfabetico in riferimento alle aziende.

R. L. P.  Pigato Costa de Vigne 2019, alc. 14%, az. MASSIMO ALESSANDRI, lotta integrata. 7 ha di terreni di varia composizione, sabbioso-limosi, argille rosse e scheletro abbondante; altimetria 300-400 m.s.m., produzione:  oltre 35 mila bottiglie. Il vino si presenta con un vivido paglierino, consistente, floreale (biancospino, acacia), erbe aromatiche (maggiorana, timo), fruttato (pesca gialla, mango), per concludere con accenni balsamici (eucalipto, aghi di pino). Pigato d’ordinanza con finale lungo, sapido ed estremamente piacevole. Sfiora l’eccellenza. Voto: 90.

R.L.P. Pigato Bon in da Bon 2019, alc. 14,5%, az. BIO VIO, biologica certificata. 11 ha di terreni, in maggioranza marnoso-argillosi, altimetria 100-200 m.s.m., produzione:  circa 55 mila bottiglie. Vino di uno splendido paglierino con striature dorate, oltremodo consistente, erbe aromatiche a profusione contornate da uno splendido bouquet floreale fatto di acacia e sambuco e un pizzico di zenzero che non guasta, di grande struttura e finale immancabilmente sapido. Eccellente. Voto: 91

R.L.P. Pigato U Baccan 2918, alc. 14%,  az. BRUNA, biologica. 8,5 ha di terreni di varia natura, con presenza di marne azzurre, ricchi di scheletro, di ferro,  in parte argilloso; produzione: 40 mila bottiglie. Vino dedicato al padre Riccardo, viene prodotto da vigna vecchia di oltre 50 anni. Vino elegantissimo, quintessenza della peculiarità del pigato. Floreale (acacia, biancospino) e fruttato (pesca, albicocca, ananas) da stordire, le immancabili erbe aromatiche, minerale, balsamico, sapido a dir poco. Grande struttura. 10 mesi in botte e affinamento per 8 mesi in bottiglia. Al vertice. Voto: 93

R.L.P.  Pigato Arcana Bianco 2020, alc. 13%, az. TERRE BIANCHE, biologica. 9 ha di terreni con presenza di argilla, marne azzurre e antichi fondi marini, altimetria 350 m.s.m, produzione: circa 50 mila bottiglie. Si presenta con un bel giallo paglierino tendete al dorato ed un accattivante profumo di pompelmo e pesca bianca, subito com’è d’uopo emergono le erbe aromatiche: salvia, mirto e basilico. Di buona struttura, finale ammandorlato e sapido. 16 mesi acciaio. Ottimo. Voto: 89.

R.L.P. Pigato Superiore Giuanò 2019, alc. 14%, az. TENUTA MAFFONE, biologica. 6 ha di terreni, produzione circa 50 mila bottiglie; altimetria 500-700 m.s.m. Giallo paglierino d’ordinanza, frutta in bella evidenza: pesca e mango, le “solite” erbe aromatiche: timo e maggiorana, uno lieve sentore di pepe bianco. Di ottima struttura, fresco e sapido nella giusta misura, vino estremamente elegante, di “montagna”. Finale lungo.  Eccellente. Voto: 91

R.L.P. Pigato Verum 2020, alc. 13%, az. VISAMORIS, biologica certificata. 3,5 ha con terreno prevalentemente argilloso con presenza di “sgrutto”, vicino al mare. Produzione: 25 mila bottiglie. Giallo paglierino intenso, splendido floreale con ginestra, acacia e fiori di campo in bella evidenza, erbe aromatiche come conviene, fresco e sapido al punto giusto. Di corpo. Finale lungo. Acciaio 5 mesi. Ottimo. Voto: 89.

Non c’è che dire: un gran bel bere. Vini ottimi, a volte eccellenti, ben fatti, godibilissimi e allora…

Alla salute, fratelli !


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