Giugno 14, 2016 0 Comments Fratelli di Vino

Il Pecorino

Decidete che una cosa si può  e si deve fare, e  troverete il modo

(A. Lincoln)

Da poco più di 10 anni il vino Pecorino, prodotto con l’omonimo vitigno, è divenuto uno dei vini a bacca bianca più amati e bevuti, specialmente nel Centro Italia dove, peraltro, viene prodotto.

Alcune domande sorgono spontanee: Dov’era prima questo vino ? Come è apparso dal nulla ? Perché piace così tanto ? Perché questo “strano” nome ?

La riscoperta di questo vitigno, i cui natali si contendono le Marche e l’Abruzzo, si deve all’azienda picena Tenuta Cocci Grifoni di Ripatransone, e personalmente a Guido Cocci Grifoni che, nel 1982,  nella ricerca di un vitigno autoctono di qualità, avrebbe trovato nelle campagne di Arquata del Tronto, in una vecchia vigna, alcuni tralci di  uva pecorino. Dopo averne fatto fare delle barbatelle da vivai specializzati del Friuli, le ha  impiantate in una piccola vigna realizzando la prima vendemmia nel 1990.

uva pecorino 1

Il territorio piceno, grazie in primis al pregevole lavoro svolto da Guido Cocci Grifoni e, in seguito,  all’intero comparto vitivinicolo della stessa zona,  ha ottenuto ben due denominazioni: la  Offida Pecorino (DOC nel 2001 poi divenuta DOCG dal 2011) e Falerio Pecorino (DOC dal 1975, con ultime modificazioni nel 2011).

vigna 1

L’Abruzzo, d’altra parte,  con l’azienda Cataldi Madonna imbottiglia prima d’ogni altra regione, nel 1996, un vino con il nome “Pecorino” riportato in etichetta ed è riconosciuto come IGT praticamente in tutto il territorio abruzzese. A tale Indicazione   si devono aggiungere  le due DOC Abruzzo Pecorino e Tullum Pecorino, la prima riguarda quasi l’intera regione e la seconda il territorio del Comune di Tollo, in provincia di Chieti.

vigna 2

La diatriba sui natali, c’è da giurarci, durerà a lungo, cosa che non ci appassiona più di tanto, mi auguro che la querelle produca come effetto un aumento qualitativo dei vini a base di uva pecorino.

Altro aspetto, per me di maggiore interesse, è la radice e/o le ragioni del nome pecorino. Alcuni con poca fantasia ritengono che derivi dai suoi profumi  che ricorderebbero i formaggi a base di latte di pecora. Al di là dell’aspetto piuttosto stravagante, ovvero considerare un profumo l’odore di formaggio in un vino (sic !), non è questo il motivo. L’uva pecorino, in realtà, è stata coltivata in altre regioni del Centro Italia, oltre che in Abruzzo e nelle Marche anche nel Lazio e in Umbria, e tutte queste regioni sono sempre state  teatro di un fenomeno  sociale, culturale ed economico plurisecolare chiamato transumanza che consiste nel trasferimento delle greggi, milioni di ovini, sui monti dell’appennino, per lo più abruzzese, in estate e in autunno in pianura, in genere laziale e/o pugliese. Direte: e allora ? Lungo i tratturi, le strade praticamente create dallo stesso passaggio delle pecore, non era raro incontrare vigneti ed essendo la caratteristica del pecorino  la precocità, in quanto  matura  nella prima metà di settembre, proprio nel periodo della transumanza, è assai facile immaginare come le pecore potessero “sviare” dal percorso stabilito e  “banchettare”  a base di uva che, data la precocità, doveva  essere molto dolce. Oggi è questa la “teoria” più accreditata sul perché del nome dell’uva e, personalmente, ritengo che abbia una certa credibilità.

pecore e vigna

L’altro importante quesito è perché fosse in precedenza sconosciuta e, quindi, conseguentemente il suo tardivo successo. Abbiamo parlato della precocità e della facilità di essere  “preda” delle pecore, dovremmo parlare anche della sua resa piuttosto bassa, in tale misura che furono preferite altre uve dalla resa molto elevata come il trebbiano o la malvasia, ciò spiega  il passato e il suo “accantonamento”. Ora, dopo il  “rinascimento enoico” degli ultimi 20 anni, che ha creato una nuovo tipo di consumatore, molto più attento alla qualità del vino e alla  salubrità dell’uva, le scelte delle aziende vitivinicole, al di là del fatto  di essere biologici, biodinamici o “convenzionali”,    si sono indirizzate sempre più su vitigni intrinsecamente di maggiore qualità, oltre all’ adozione in cantina di nuove tecnologie  in grado di preservare l’integrità del frutto all’interno di un quadro generale di maggior rispetto della  “naturalità” dell’uva.

Abbiamo detto poc’anzi del perché (bassa resa) quest’uva fu abbandonata nel passato quando si privilegiava la quantità alla qualità (prezzi bassi, consumo popolare), e  abbiamo posto in rilievo il cambiamento epocale (rinascimento enoico)  verificatosi in questi ultimi venti anni come “causa generale” della svolta verso la scelta della qualità, a ciò si aggiunga che il pecorino avendo di suo un elevato tasso zuccherino e una notevole acidità è in grado  di realizzare, al di là delle scelte del singolo produttore, vini con gradazioni alcoliche di rilievo ( anche del 15%) con un’ottima struttura complessiva adatti, quindi, ad  “invecchiare” facilmente per qualche anno. Peraltro, prediligendo zone collinari fresche con escursioni termiche marcate, come accade in Abruzzo e nelle Marche, si ottengono vini ricchi di profumi, che spaziano dal fruttato al floreale, dallo speziato al minerale.

Sono convinto che se quest’uva e questo vino  avessero avuto un altro nome, ad esempio chardonnay, il successo avrebbe superato i confini nazionali. Mi ricorda una battuta di un mio vecchio zio quando parlava del confronto fra l’uso dell’italiano e del francese in un’ordinazione al ristorante: “vuoi mettere dire in una ordinazione al cameriere  frittata oppure  omelette, è tutta un’altra cosa”.

A parte questa mia boutade si vedrà nella degustazione che seguirà la grande qualità di questo vino. Ho inteso raffrontare ben 10 aziende produttrici  di pecorino, metà abruzzesi e metà marchigiane, cercando di rilevare non solo la qualità complessiva ma le differenze, se vi sono, fra i vini delle due regioni.

Le cinque aziende marchigiane sono, in ordine alfabetico:  Ciù Ciù, De Angelis, Le Caniette, Tenuta Cocci Grifoni, Tenuta Spinelli.

 

Offida Pecorino Le Merlettaie 2014, docg, gr. 13,5%, azienda CIU’  CIU’ (biologico vegana). Giallo paglierino, vino che esprime, innanzitutto e soprattutto, un fruttato ampio e dolce, che riemerge anche nella fase gustativa dove si evidenziano la freschezza e la sapidità tipici ma non in modo aggressivo. Voto: 86.

CIU' CIU'

 

Offida Pecorino 2014, docg, gr. 14%, azienda DE ANGELIS (biologica). Giallo dorato, frutta in evidenza (nespola, pesca gialla). Gustativa con buon equilibro fra freschezza-sapidità da una parte e alcol-morbidezza dall’altra. Voto: 85.

DE ANGELIS

 

Offida Pecorino Io sono Gaia non sono Lucrezia 2013, docg, gr. 13,5%, azienda LE CANIETTE (biologica). Giallo quasi dorato. All’olfazione si evidenzia una elegante ginestra oltre al solito fruttato (pesca gialla, susina). Buona e piacevole la gustativa nonché equilibrata, forse di una nota superiore la sapidità. Voto: 87.

LE CANIETTE

 

Offida Pecorino Colle Vecchio 2010, doc, 13,5%,  azienda TENUTA COCCI GRIFONI (convenzionale). Questo è l’unico vino fuori dagli anni 2013-2014, perché avendolo degustato ben due volte, la prima nel 2012 e la seconda nel 2016 ritenevo interessante il confronto e  va subito detto che in entrambi i casi ci troviamo di fronte ad un ottimo/eccellente vino che si caratterizza  complessivamente per le sue note fruttate (pesca, nespola, susina) e floreali (fiori di campo, ginestra), con note di freschezza e sapidità tipici, con un maggiore equilibrio nella gustativa nella seconda degustazione dove l’aspetto della morbidezza appare più evidente. Sempre intenso e persistente. Voto: 90.

TENUTA COCCI GRIFONI

 

Offida Pecorino Artemisia 2014, docg, gr. 13,5%, azienda TENUTA SPINELLI  (convenzionale). Giallo paglierino luminoso. In evidenza oltre al consueto e gradevole fruttato (pesca, nespola), un intrigrante mix di erbe aromatiche (origano, salvia) e un finale minerale. Ottimo equilibrio alla gustativa che invita alla beva. Voto: 88.

TENUTA SPINELLI

 

Le cinque aziende abruzzesi sono, in ordine alfabetico: Cataldi Madonna, Feudo Antico, Masciarelli, G. Strappelli, Tiberio.

 

Pecorino Giulia 2014, igt, gr. 12,5%, azienda CATALDI MADONNA  (biologica). Giallo paglierino, in evidenza profumi di erbe aromatiche di montagna e un fruttato classico di pesca bianca e nespola. Gustativa non perfettamente equilibrata (sapidità un po’ sopra le righe), elegante finale minerale. Voto: 86.

CATALDI MADONNA

 

Tullum Pecorino Biologico 2014, doc, gr. 13,5%, azienda FEUDO ANTICO (biologica). Giallo dorato, all’olfazione si presenta ampio (frutta tropicale, agrumi, fiori di campo, minerale) e di estrema eleganza. Gustativa in perfetto equilibrio fra morbidezza e sapidità-acidità. Intenso e persistente. Voto: 90.

FEUDO ANTICO

 

Abruzzo Pecorino Castello di Semivicoli 2014, doc, gr. 13%, azienda MASCIARELLI  (convenzionale). Giallo quasi dorato, eccezionale  ed ampia olfattiva: un bel mix di frutta tropicale ed erbe aromatiche, con un finale minerale. Gustativa intensa e persistente con le varie componenti in perfetto equilibrio con retro-olfattiva di elegante glicine. Eccellente. Voto: 91.

MASCIARELLI - castello di semivicoli

 

Soprano 2014 (pecorino 100%), igt, gr. 14%, azienda G. STRAPPELLI  (biologica). Giallo paglierino intenso, olfattiva complessa e fine con evidenza fruttata (pesca e susina gialla) e soffio di erbe aromatiche (timo). Gustativa equilibrata fra morbidezza e freschezza, finale minerale. Ottimo. Voto: 88.

strappelli soprano

 

Pecorino 2014, igt, gr. 14%, azienda TIBERIO  (biologica). Giallo paglierino luminoso. Olfattiva ampia ed elegante con un bel mix di frutta tropicale e “nostrana” e contorno di erbe aromatiche. Finale balsamico e minerale. Gustativa di estrema godibilità. Intenso e persistente. Eccellente. Voto: 92.

PECORINO TIBERIO

 

Le aziende produttrici di vino pecorino, nelle Marche e in Abruzzo, sono diverse decine per cui il nostro campione  e le nostre valutazioni non possono assumere, ammesso che potessero, il ruolo di “giudizio definitivo”. I vini risultano tutti gradevoli e alcuni ottimi ed eccellenti, con le aziende abruzzesi che mostrano una maggiore complessità e varietà non fosse, peraltro, che  sfruttano l’intero territorio della regione mentre, a quanto pare, il pecorino marchigiano è coltivato sostanzialmente nella sola provincia di Ascoli Piceno.

Il motivo non è difficile da capire: il “cuore” delle Marche batte per il verdicchio,  l’uva/vino più importante, con una qualità complessiva che lo pone al vertice fra i vini a bacca bianca dell’intero Centro Italia. In Abruzzo abbiamo il trebbiano d’Abruzzo che non ha mai raggiunto i picchi qualitativi del verdicchio fatte, ovviamente, le dovute eccezioni, come il trebbiano di Valentini, di Valle Reale o di Masciarelli, per cui il pecorino nel prossimo futuro è assai probabile che raggiunga, a livello qualitativo,  il 1° posto fra i vini abruzzesi a bacca bianca.

Comunque, e per fortuna, è un bel bere…..

Alla salute, fratelli.


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