Settembre 23, 2025 0 Comments Fratelli di Vino

I BIANCHI DEL PIEMONTE

“Il gusto è un mistero che trova la sua migliore espressione nel vino”

(J. Harrison)

Tutti gli appassionati e amanti del vino  elogiano e ammirano profondamente i grandi rossi del Piemonte, realizzati con vitigni straordinari per le loro  intrinseche qualità ma soprattutto grazie alla sapienza e all’esperienza storica dei suoi vignaioli e ad un ambiente pedoclimatico che  ha pochi rivali in Italia e nel mondo, basti solo pensare alle Langhe o al Monferrato.

Tutto vero, però in tal modo si rischia di offuscare la  grande qualità ed unicità  dei suoi di vini bianchi.

Il Piemonte esprime all’ennesima potenza quella che è una peculiare ricchezza del mondo enoico italiano, ossia l’ incredibile quantità  dei nostri vitigni.

Non v’è Paese al mondo anche di grande tradizione enologica, come la Francia, la Spagna o la Germania, che possa competere con l’Italia,  da questo punto di vista.

La differenza numerica fra i vitigni tutt’oggi coltivati in Italia e il resto d’Europa è abissale: parliamo di centinaia di vitigni a fronte di alcune decine.

Si pensi che non v’è anno che non si scoprano nuovi vitigni, magari dimenticati o coltivati da pochissimi, dai quali emergono qualità   peculiari, a volte impensabili, rispetto a vitigni più conosciuti e blasonati.

 Insieme alla Campania e al Veneto, il Piemonte è probabilmente  la regione italiana che vanta il più vasto ‘panorama’ ampelografico che comprende, in egual misura,   vitigni a bacca nera e  a bacca bianca.

In questo nostro breve articolo tratteremo  di  sei vitigni e altrettanti vini, tutti DOC o DOCG (*).

Nell’ordine parleremo di  moscato bianco e della DOCG Asti, di  cortese e della DOCG Gavi, di  arneis e della DOCG Roero Arneis, di  erbaluce e della DOCG Erbaluce di Caluso,   di  nascetta e della DOC Langhe Nascetta, di timorasso e della DOC Colli Tortonesi

L’uva moscato bianco è certamente l’uva bianca più famosa del Piemonte e tra le più famose, apprezzate e coltivate in Italia, spesso conosciuta con  vari sinonimi. In Piemonte rientra a far parte di varie DOC e DOCG, fra le quali Loazzolo e Strevi, due passiti di grande qualità e finezza, ma non v’è dubbio che il vino più famoso è la DOCG Asti Spumante. Questo vino è ormai da decenni un ‘classico’ sulle tavole degli italiani soprattutto durante le più importanti feste religiose (Natale, Pasqua), o    familiari come compleanni, onomastici e matrimoni.

Vino da fine pasto, perfetto in abbinamento  a dolci classici come il panettone o il pandoro.

La produzione annuale si attesta fra le 50 e le 60 milioni di bottiglie, a cui vanno aggiunte circa 20-30 milioni riguardanti il dolce Moscato d’Asti, l’altra tipologia prevista dalla stessa DOCG.

Circa il 90% della produzione è venduta all’estero, specialmente nei Paesi dell’Est, negli U.S.A., nel Regno Unito e in Cina, perchè trovare  spumanti dolci di tale qualità  è assai raro.

Per l’Asti Spumante è per lo più  utilizzato il Metodo Martinotti,  che permette produzioni su ampia scala a minor prezzo oppure secondo il Metodo Classico. Nel nostro caso abbiamo preso in esame un vino prodotto con il Metodo Classico, con il quale, in genere, si raggiungono vette organolettiche  superiori.

Asti De Miranda Metodo Classico 2017 – Az. CONTRATTO

Uno smagliante e brillante paglierino allietano immediatamente gli occhi, e preannuncia un’olfazione di una lievità ed eleganza estreme: erbe aromatiche e agrumi in prima istanza a cui seguono zenzero ed anice con sentori di crema pasticcera sullo sfondo. Sorso fresco, vibrante, controbilanciato da una morbidezza così piacevole che invita continuamente ad un ulteriore assaggio.  Eccellente. Voto: 92

Il cortese è un vitigno  diffuso in Piemonte, principalmente nelle province di Alessandria e  di Asti, con una piccola enclave nell’Oltrepò Pavese. Il cortese è stato sempre considerato in Piemonte un vitigno bianco di grande importanza, molto apprezzato sia dai produttori che dai consumatori.   La superficie vitata si attesta fra i 2.500-3.000 ettari. Rientra nella base ampelografica di varie DOC, fra le quali il Cortese dell’Alto Monferrato e i Colli Tortonesi.       Il territorio che più di altri è riuscito ad ottenere esiti di eccellenza è la zona del comune di Gavi, e non a caso prenderemo in esame una bottiglia di vino della DOCG Gavi.

Gavi del comune di Gavi Bruno Broglia 2019 (alc. 14%) –  Az. BROGLIA

Paglierino con riflessi dorati. Sfoggia fragranze agrumate (cedro, bergamotto) unite a pesca bianca e melone, il tutto su un tappeto di erbe aromatiche ed un intrigante finale lievemente iodato. Fresco e sapido nel contempo. Un finale persistente ed aristocratico. Un grande Gavi ! Eccellente. Voto: 93

L’ arneis è un vitigno autoctono del Roero, un’area collinare che si estende sulla sponda sinistra del Tanaro. Le sue origini sono antiche, si parla di questa varietà già intorno al XVI sec., ma la sua diffusione avviene soprattutto nel XVIII sec., quando con tale uva si produceva, secondo i gusti del tempo, un vino dolce.  Successivamente, e sino ad alcuni decenni fa, fu completamente dimenticato, e sopravviveva come semplice  vino quotidiano, da tavola, sul desco dei  contadini piemontesi. Il suo successo commerciale come vino fermo e secco è recente,  dato  il favore del pubblico verso questa tipologia di vini  e la loro scarsa presenza nel mercato piemontese. Le  denominazioni di riferimento sono soprattutto la DOCG Roero Arneis, dove è nato, e la DOC Langhe Arneis.

Prenderemo in esame una bottiglia della DOCG Roero Arneis

Roero Arneis Serra Lupini 2023 (alc. 13,5%)– Az. ANGELO NEGRO

Paglierino didascalico. Un profluvio di erbe aromatiche e fieno falciato  fanno da ouverture, seguono agrumi e frutta bianca (nespola e pesca). Un buon equilibrio fra acidi e sali minerali rendono la beva godibile. Fra l’ottimo e l’eccellente. Voto: 90

Origini antiche. Le prime notizie su questo vitigno risalgono al XVII sec. La maggior parte degli ampelografi ritengono che il luogo ‘natio’ sia fra Torino e Biella, con epicentro il Canavese, ed ha come denominazione di riferimento qualitativo la DOCG Erbaluce di Caluso, all’interno della quale, data la versatilità del vitigno, sono previste tutte le tipologie di vino:  fermo e secco, spumante e passito. Prenderemo in esame un passito.

Erbaluce di Caluso Passito Alladium 2004 (alc. 14,5%) – Az. CIEK

Un meraviglioso giallo topazio incanta gli occhi. Ventaglio olfattivo ampio e raffinato: fico, dattero, pesca sciroppata, albicocca disidratata, miele d’acacia e sul finire una leggera, elegantissima nota iodata. Dolce quanto basta, ben bilanciato dalla freschezza e dalla sapidità. Circa 5 anni di maturazione e affinamento. Da meditazione. Eccellente. Voto: 94

La nascetta è un vitigno sconosciuto ai più, è assai raro, coltivato praticamente solo nelle Langhe e, in principal modo, nel comune di Novello. Le sue indubbie qualità organolettiche, olfattive e gustative,  lo hanno salvato dall’estinzione,   grazie anche ad alcuni coraggiosi e intelligenti vignaioli che hanno deciso di scommetterci sopra. Iscritto nel 2001 al Registro Nazionale della Vite.

Langhe Nascetta del Comune di Novello Pasinot 2022

Paglierino carico. Profumi intensi, caratterizzati da precisione ed eleganza, dove il floreale insegue il fruttato: biancospino e tiglio insieme a pesca nettarina, mentuccia e cedro, pera e accenni vegetali. Sorso fresco e sapido che invita decisamente alla beva. Lunga persistenza. Ottimo/Eccellente. Voto: 91

Il timorasso è un antico vitigno  storicamente originario della zona sud-orientale del Piemonte, al confine fra la provincia di Alessandria e quella di Pavia. Prima dell’avvento della fillossera era un’uva molto diffusa,  a volte utilizzata  come uva da tavola. Da una trentina d’anni grazie all’intelligenza e, oserei dire, alla testardaggine di pochi viticoltori è stata riscoperta e portata all’attenzione degli appassionati.  Oggi è unanimemente considerato tra i vitigni bianchi più interessanti d’Italia (personalmente il più interessante) per le sue peculiarità, per l’espressività, oltre che per la capacità di reggere nel tempo, una sorta di riesling.

La denominazione di riferimento è la DOC Colli Tortonesi, dove è massimamente concentrata la sua coltivazione.

Colli Tortonesi Timorasso Pitasso  2021 (alc. 14,5%) – Az. C. MARIOTTO

Un  giallo dorato dà l’incipit ad una meravigliosa degustazione, dove ci accolgono profumi floreali (rosa gialla, ginestra) e fruttati (uva spina, susina gialla, mango) tanto netti quanto raffinati, nonché alcune spezie come l’anice e lo zenzero. Un incanto. All’assaggio mostra ciò che rende il timorasso così particolare dandogli la sontuosità e l’opulenza di una grande rosso, tutto in perfetto equilibrio: freschezza e sapidità da una parte  contro-altare alla potenza alcolica e alla vellutata morbidezza. Dove potrà arrivare? Semplicemente superbo. Voto: 95

 Il ‘panorama’ dei vini bianchi piemontesi è di assoluta qualità, e secondo il mio personalissimo parere, siamo solo all’inizio perché non potrà che migliorare e, forse, in un futuro non troppo lontano equiparare la fortuna e la fama dei grandi rossi come il Barolo e il Barbaresco.

Attendiamo ‘assetati’ !

Alla salute, fratelli !

(*) La degustazione dei vini qui riportata abbraccia un arco di circa 3 anni


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