GATTINARA e TRAVAGLINI

GATTINARA e TRAVAGLINI

Il vino allieta il cuore dell’uomo, e la gioia è la madre di tutte le virtù.”

J.W. Goethe

 Siamo intorno ai primi anni ’70 del secolo passato e durante un periodo di vacanze in terra piemontese, a zonzo con i miei cugini –  lì emigrati vent’anni prima –  nel suggestivo e splendido Monferrato Casalese,  affamati come si può essere a vent’anni entrammo in una antica osteria di campagna, immersa in vigneti di Barbera e Grignolino,  e    dopo aver mangiato una (lunga) serie di antipasti e primi da favola l’oste, con cui legai immediatamente grazie alla simpatia che provava (allora !) per lo slang romanesco, mi prese da parte, e notando il mio interesse e piacere per il buon bere mi disse: “Seguimi in cantina, devo farti vedere e assaggiare alcuni grandi vini”.

Potete immaginare….. lo seguii al volo e subito dopo ci trovammo in una cantina semi-buia intrisa dell’odore di muschio e vino e, in un angolo dove  il fievole chiarore della   lampadina a malapena arrivava, dietro una piccola grata chiusa a chiave, c’erano ben disposte e coricate alcune bottiglie di Barbaresco e di Barolo e una bottiglia assai strana, dalla forma mai vista prima, che catturò immediatamente la mia curiosità.foto-riserva-w270

“Cos’è ? – dissi. “Questo sì che è un gran vino, caro romanaccio,- rispose l’oste – ma pochi lo conoscono persino qui in Piemonte…è il Gattinara, e precisamente il Gattinara di Travaglini”. “ Gattinara ? Ma che vino è…..qual’è il suo vitigno e dove viene fatto ?”  La curiosità mi divorava oltre all’irresistibile  voglia di berlo.

“ Il nome  del vino- continuò l’oste – deriva proprio dalla località in cui viene fatto, ovvero Gattinara, paese in provincia di Vercelli, ma molto più a nord di Vercelli, siamo quasi  ai piedi  delle Alpi, in lontananza si vede il Monte Rosa, e il vitigno è lo stesso nobile vitigno del Barolo ossia il nebbiolo”.

Rimasi quasi incredulo e, meravigliando un po’ l’amico oste, gli chiesi di portare a tavola il Gattinara, lasciando da parte i famosi Barolo e Barbaresco.

La maggior parte dei commensali trovò senz’altro buono il vino ma notò poco la differenza con gli altri rossi già bevuti (Barbera, Grignolino e Dolcetto), su di me, invece, l’effetto fu notevole. La classe, come si dice, non è acqua. Ciò che lo distingueva ( e lo distingue) da tutti gli altri rossi bevuti in quella occasione, ma anche dai Barolo, era l’eleganza, la classe, la raffinatezza più che la potenza e l’opulenza, e una forte mineralità caratteristica derivante dalla composizione  dei terreni di Gattinara.

paesaggio

Come ebbe a dire Mario Soldati, primo e  famoso estimatore del Gattinara, sembra che la forza “più segreta”di questo vino sia attinta dal “vento che passa sui ghiacciai del Rosa pochi minuti prima di soffiare tra le vigne”.

Eleganza e mineralità ? Sì, se si vuole forzatamente sintetizzare, le  principali peculiarità del Gattinara sono queste,  sono la sua “firma”.

Da allora, molte volte a casa, al ristorante (più raramente, perché non è facile trovarlo) o a casa di amici ho bevuto questo grande vino e quasi sempre nella “versione” che ne da Travaglini; d’altronde, da sola,  questa azienda rappresenta quasi la metà degli ettari di questa  DOCG, l’altra metà è rappresentata da pochissimi produttori, fra questi si distinguono per rilievo qualitativo   Nervi, Antoniolo e Anzivino.

Non un ruolo da poco, nel senso dell’attrazione,  assume la forma insolita della bottiglia, concepita nel 1958 dal fondatore dell’azienda, Giancarlo Travaglini, come “un’opera d’arte” al fine fondamentale di “personalizzare” le peculiarità del Gattinara, distinguendolo dagli altri vini a base nebbiolo. Oggi, l’azienda vercellese esporta quasi l’80% della sua produzione, ed è certamente un bene per l’azienda e… per il resto del mondo, un po’ meno per l’Italia che si lascia “scappare” questa quantità di autentico nettare.

Ora in breve vi voglio parlare di alcune  bevute del  Gattinara di Travaglini,  per primo il Gattinara Tre Vigne 1999,  goduto (anno 2010) in occasione di un compleanno di un caro amico ovviamente amante del buon vino. Ricordo ancora lo sguardo dei suoi occhi dopo il primo sorso, al quale seguirono molti altri. Un colore granato da antologia, spezie di ogni ordine e grado,  solida struttura,  austero ma “non invadente” in modo da invogliarti sempre ad un nuovo sorso,  equilibrio praticamente perfetto fra l’aspetto acido-tannico da una parte e la componente pseudo-calorica e morbida dall’altra, un tantino sopra le righe la sapidità, davvero notevole,  ma è tipica del vino (i “precisi”  parlerebbero di terroir) quasi un’impronta digitale.

Altro Travaglini, Gattinara Riserva 2000,  bevuto e degustato da solo, settembre 2011, in casa, prima di una cena,  vino splendido in cui non emergeva, per una volta, la solita nota minerale, ma una accattivante dolcezza fruttata di ciliegia e una delicata nota di cannella il tutto contornato da un bouquet di rosa e viola, tannino perfetto e lunghissima persistenza gusto-olfattiva.

Ma the best è il Gattinara Riserva 2005,  vino davvero monumentale, sinceramente  quasi imbarazzante, tra l’altro bevuto, maggio 2013, con amici toscani  in quel di Pienza (rimasti senza parole, incredibile !!)  portato dal sottoscritto per “sfruculiare”. All’opposto della Riserva 2000, la mineralità, ferrosa, di nuovo emerge prepotente e gustosa, spezie in quantità e qualità, balsamico e tostato. Nel gusto tutte le componenti, dure e morbide, in perfetto equilibrio. Assolutamente eccellente, e in sicura  evoluzione migliorativa . Cos’altro dire ? Ma nulla se non…..

Alla salute, fratelli.

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